“Un copione che si ripete, quello messo in atto dalle multinazionali estere che acquisiscono stabilimenti sul territorio al solo scopo di eliminare competitors”. Ad intervenire, per fare un parallelismo tra le diverse vertenze sindacali aperte sul territorio jonico, è Giuseppe Farina, Rsa Cemitaly, Coordinamento LP Provinciale USB. “Lo avevamo già visto – prosegue Farina – con la ex Cementir, divenuta Cemitaly – Italcementi per poi essere inglobata da HeidelbergCement (multinazionale Tedesca). Cosa è successo alla diverse unità produttive del cemento?

Sono state chiuse o sono avviate alla chiusura. Forse la produzione del cemento non è stata ritenuta strategica dallo Stato Italiano come invece è accaduto altrove? I lavoratori, ormai decimati, a Taranto in maggioranza rappresentati da USB, sono ormai in cassa integrazione da più di otto anni. I siti abbandonati, sono delle vere e proprie bombe ecologiche. Ovvio che le multinazionali non hanno interesse a bonificare le aree che ospitavano le fabbriche, e quindi non se ne occupano se questo non viene preteso dal Governo in risposta alle sacrosante richieste dei cittadini.

Oggi ArcelorMittal fa gli stessi identici passi e, proprio perché il territorio conosce e riconosce questo atteggiamento, lo Stato si dovrebbe fare garante della salute e del lavoro, diventando innanzitutto socio maggioritario. Questo è un passaggio obbligato perché si possa dare un riscontro reale e immediato a chi, come è accaduto ieri a Taranto presso la torre faro dello stabilimento siderurgico, ridotto a strumento di ricatto, è ormai al limite dell’esasperazione. USB Taranto ancora una volta fa proprie le problematiche di chi, a gran voce, difende il suo diritto a vivere in un contesto salubre e sicuro, e a continuare a lavorare.

 

Giuseppe Farina, Rsa Cemitaly, Coordinamento LP Provinciale USB

 

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