Conferenza questa mattina al 4° piano di piazza Bettolo a Taranto, nel corso della quale le tre organizzazioni sindacali Fiom, Uilm e Usb hanno comunicato alla stampa le iniziative in programma per la prossima settimana per quel che riguarda la vertenza relativa all’acciaieria. Come promesso, i sindacati presentano le iniziative previste: conferenza stampa per le 10.30 di mercoledì 11 gennaio a Roma, alla quale prenderanno parte, oltre ovviamente ai delegati sindacali, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ed il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. Ciò al fine di compattare il fronte comune. Lo sciopero, inizialmente previsto per il 10 gennaio, slitta al 18 gennaio a partire dalle 23.00 alle 07.00 del 20 gennaio.
La mobilitazione dei lavoratori nella capitale invece è prevista per la mattinata di giovedì 19 gennaio in concomitanza con l’incontro convocato presso il Mimit dal ministro Adolfo Urso.
Nella conferenza stampa odierna i tre rappresentanti sindacali, Francesco Brigati (Fiom), Davide Sperti (Uilm) e Francesco Rizzo (Usb), hanno ribadito che non arretreranno di un passo rispetto a quanto già dichiarato.
“Porteremo al Governo la volontà dei lavoratori circa il futuro dello stabilimento ed in particolare sulla possibilità che lo Stato intervenga direttamente nella gestione con una immediata ricapitalizzazione al fine di utilizzare i soldi pubblici per avviare un inequivocabile processo di transizione ecologica e sociale. Questo è infatti il contenuto del referendum già sottoposto ai lavoratori nei giorni scorsi e che verrà nuovamente posto alla loro attenzione durante le giornate di lunedì’ e martedì.
Assolutamente scorretto il comportamento delle aziende dell’indotto che spingono i lavoratori a disertare lo sciopero. Sappiamo bene che sono mosse dalla mano dell’ad Morselli e dell’uomo che agisce per lei Sportelli. Prenderemo tutte le iniziative possibili per verificare eventuali condotte antisindacali.
La nostra posizione continua ad essere quella della ricapitalizzazione al fine di far entrare lo Stato nello gestione come socio di maggioranza. Questo è il primo passo da fare per poi procedere chiedendo al pubblico di svelare piano industriale e piano ambientale, e avviare quindi una seria riconversione. Va aggiunto, a dover di cronaca, che in quasi 10 anni, sono state spese risorse pubbliche pari a svariati miliardi di euro. Se fossero state utilizzate in maniera diversa, con lungimiranza ed una particolare attenzione al rispetto sia dell’occupazione che dell’ambiente, quindi del territorio nella sua interezza, certamente non saremmo in queste condizioni.
Oggi quindi è tempo di reagire di fronte all’ennesimo decreto che mostra una visione miope e riduttiva”.