L’altissimo numero di cassa integrazione cui si fa ricorso all’interno dello stabilimento siderurgico, i mancati pagamenti per i lavoratori dell’indotto, nonché la consuetudine su cui stanno indagando gli organi competenti, di trasformare permessi per 104, ferie e malattie in cassa durante il 2022, sono serviti per risparmiare risorse da destinare a generosi premi per dirigenti ed impiegati tecnici. Inoltre, appare paradossale il fatto che, tra i “fortunati” ci siano dirigenti in pensione da più di dieci anni, usciti dalla fabbrica per via della legge sull’amianto che nasce per ridurre il rischio dell’esposizione all’agente cancerogeno. Dunque tornano in fabbrica e percepiscono compensi da 80/100 mila euro l’ anno. Se ciò non fosse abbastanza, ora arriva anche il premio. L’acciaieria appare oggi come una mangiatoria come poche, mentre dall’altro lato mette in ginocchio moltissimi lavoratori in cassa integrazione senza stipendio e senza tredicesima. È uno schiaffo proprio nei loro confronti. Torniamo quindi a chiedere un deciso intervento da parte del Governo perché riprenda il controllo della situazione.
Incoerente inoltre l’atteggiamento assunto da alcune ditte che ufficiosamente pregano quantomeno per il cambio dell’amministratore delegato, se non proprio per l’allontanamento di ArcelorMittal, poi fanno comunicati a sostegno del privato, probabilmente sotto dettatura e insieme chiedono ancora tolleranza per i ritardi nel pagamento di stipendi e tredicesime ai lavoratori che non vengono pagati”.
Franco Rizzo Esecutivo Confederale Usb